1973
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di Fernando Arrabal
Prima rappresentazione: Teatro La Comunità - Roma 16 luglio 1973
con:
Claudio Carafòli
Claudio Conti
Davide De Luca
Cristina Noci
Massimo Palazzini
Tonino Pulci
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Musiche; Stefano Marcucci
Luci: Mario Calligaris
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Regia di Giancarlo Sepe
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Fando e Lis
Fando e Lis - Tema Lis
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Colloquio dei tre viandanti
di Giancarlo Sepe da P.Weiss
Prima rappresentazione: Tearo La Comunità - Roma 26 febbraio 1973
con:
Sofia Amendolea
Claudio Carafoli
Idill Ghinelli
Renato Landi
Luisella Mattei
Tonino Pulci
Giancarlo Sepe
Piero Vegliante
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Scene : Giovanni Dionisi
Costumi: Rita Corradini
Musiche: Stefano Marcucci
Luci: Mario Calligaris
Regia di Giancarlo Sepe
COLLOQUIO DEI TRE VIANDANTI
Ogni compagnia teatrale della più recente avanguardia va per la sua strada e porta in fondo discorsi e modelli stilistici spesso molto diversi gli uni dagli altri. Pure c'è un particolare che accomuna molti di questi gruppi: la brevissima durata degli spettacoli messi in scena; in genere poco più di un'ora filata riempita nei modi più svariati. Un'ora accesa e violenta quella di “Le centoventi giornate di Sodomia”, fantasmagorica in “ Pirandello chi? “ ed ora, nostalgica e un po' amara in “Colloquio dei tre viandanti” in scena a Roma nella simpatica e accogliente cantina del Teatro la Comunità. Si tratta di un frammento poco noto di Weiss che Giancarlo Sepe ha riadattato e che lascia in verità molto sorpresi se si pensa al Peter Weiss che tutti conosciamo, quello di “Marat-Sade” o del “Discorso sul Vietnam”, quest'ultimo anch'esso messo in scena di recente da un altro gruppo di giovani, quello diretto da Gianfranco Mazzoni.
Qui siamo di fronte ad una proiezione nel mondo del ricordo, un mondo spezzato, confuso eppure a tratti doloroso e lacerante come il presente più duro. Le storie che i viandanti si narrano per via sono diverse e mescolate, ma conducono ad un'unica sensazione di gelo e di solitudine che fa pensare a Beckett con la differenza che qui non esiste neppure il debole filo conduttore di un atteso Godot, non c'è insomma nè trama nè storia, ma solo sprazzi di luce su un mondo perduto e diventato incomprensibile e inafferrabile.
Lo spettacolo cammina spesso sul filo dei rasoio specialmente quando abbandona la dimensione mesta e trasognata per spingersi in momenti di scontro più drammatico e le canzoni leit-motiv dei viandanti ricordano troppo da vicino Brecht e direi anche il Brecht più invecchiato, quello per intenderci che punta il dito su di noi per dirci che siamo cattivi bambini. Ma la dimensione più propriamente sognata o sognante è spesso resa con notevole efficacia e il momento centrale dello spettacolo, quando ogni personaggio è chiuso nel suo passato (la donna sulla ruota della tortura, l'uomo abbracciato ad un fantoccio, la bambina con i palloncini con cui non sa più giocare e il clown-presentatore con la sua storia impossibile da raccontare), è un pezzo di teatro veramente notevole . Molto bella la scena di Rita Corradini e Giovanni Dionisi, allungata come un corridoio in mezzo al pubblico, funzionale la musica di Stefano Marcucci. Fra gli attori molto brava Idill Ghinelli, infantile e fragile, peccato che la sua voce sia così fragile da non esistere quasi, ma forse doveva
essere così. Per un seno denudato non sono ammessi i minori di diciotto anni, un fatto marginale che mi sembra sempre giusto far presente.
Giovanni Lombardo Radice ( da SIPARIO – n°323 aprile 1973)
Colloquio dei tre viandanti - la costruzione del ponte
Colloquio dei tre viandanti
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Tutte le candele non sono molte per Maryorik
Il Gruppo Ricerca Teatrale 318
Roma - Teatro Centrale dal 3 luglio 1973
da J.D.Suddon
traduzione dallo spagnolo di Santi Migneco
con:
Sergio Antonica
Calogero Buttà
Gianni De Nava
Gabrielle Hussy
Eleonora Mauro
Roberto Minucci
Salvatore Nisi
Gianfranco Quadrini
Claudio Spadaro
Scene e Costumi: Santi Migneco
Musiche: Stefano Marcucci
Luci: Angelo Graziani
Fonico: Rodolfo Fedele
Macchinista: Romeo Veschi
Regia di Dino Lombardo
Supervisione allo spettacolo: Ricard Salvat